Bisogna
avvertire che senza cambiamenti l’Eurozona imploderà
Di
Carlo Pelanda (12-5-2009)
Le proiezioni
indicano una caduta del Pil dell’eurozona
attorno al 5% nel 2009, crescita zero nel 2010, un aumento sostanziale
della disoccupazione e dei deficit e debiti pubblici. Senza cambiamenti positivi tale scenario si attualizzerà. La Bce non
li ritiene probabili. Anzi, Trichet
ha perfino dichiarato, a commento della recente riduzione del tasso di
riferimento all’1%, che “la crisi peggiorerà”. Poiché la Bce
ragiona a 18 mesi, ciò vuol dire che vede uno scenario
anche più negativo di quello sopra accennato nel prossimo biennio. La scorsa
settimana la Riserva Federale
ha annunciato che nel secondo semestre si inizierà a
vedere la ripresa in America, pur lenta. La Cina sta cominciando a
riprendersi. Quindi si può ipotizzare che la locomotiva sino americana
ricomincerà a gonfiare la domanda globale ai primi del
2010, ma che l’eurozona si aggancerà con lentezza
alla ripresa. Tale previsione è derivabile dai ritmi di rimbalzo nelle due più
recenti crisi globali. Dieci anni
per riassorbire la disoccupazione generata da quella dei primi anni ’90, anche
per la crisi competitiva in Europa dovuta allo scoppio della globalizzazione attorno al 1995. Tre anni
per agganciare la ripresa mondiale, iniziata nel 2003, dopo la crisi 2001 – 02.
Il motivo di tale lentezza è dovuto al modello
economico socialista – definibile tale perché la maggioranza della popolazione
vive direttamente o indirettamente di denari e protezioni statali - vigente nelle nazioni che formano i 2/3 del Pil dell’eurozona, Francia,
Italia e Germania. Proprio perché le maggioranze elettorali hanno interesse a
mantenere lo statalismo, per questo offerta politica uguale
sia destra sia a sinistra, i governi non lo riformeranno. Ciò alza la
probabilità di replica dello scenario di aggancio in
ritardo della ripresa globale e del finanziamento in deficit del gap di
crescita. Il debito tedesco sta andando oltre l’80%
del Pil, quello italiano attorno al 115%. Tali tendenze
aumentano la probabilità di decadenza lenta dell’eurozona fino all’implosione, nel mentre sempre più
dipendente dal traino sino americano e per questo con potere globale
decrescente.
I governi
principali dell’eurozona e molta, troppa, stampa negano
tale scenario accusandolo di catastrofismo. Trichet è
stato perfino irriso per togliere credibilità alle sue
previsioni negative. Questa rubrica ha dato prove di
non essere catastrofista e avverte: (a) lo scenario Bce è credibile; (b) il negarlo per produrre ottimismo in
modo illusorio è da irresponsabili; (c) o si abbandona il modello socialista o
alla fine euro ed Ue salteranno. Avvertiti, eurozombie, fate voi.
Carlo Pelanda